Storia | Hotel Bernini Palace - Hotel 5 stelle lusso
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Storia

L’Hotel Bernini Palace, prestigioso 5 Stelle di Firenze, è situato in un palazzo del XV secolo nel cuore della città, dietro a Piazza della Signoria e alla Galleria degli Uffizi.

Storia

Affacciato su Palazzo Vecchio, a pochi passi dalle sponde dell’Arno, è stato protagonista delle vicende che hanno trasformato Firenze, dal 1865 al 1870, nella capitale del Regno d’Italia. Frequentato dai Parlamentari, era al centro degli intrecci politici nazionali: un’epoca ricordata dai tondi affrescati che impreziosiscono l’attuale Sala delle Colazioni.

Il palazzo

Siamo nel cuore della Firenze più antica, appena fuori dalle mura del primo cerchio della città romana e del cerchio medievale: nel cosiddetto Borgo dei Greci, stretto tra Palazzo Vecchio e Piazza Santa Croce, dove anche solo passeggiando si può “respirare” la storia della città. Un quartiere legato all’omonima famiglia fiorentina citata da Cacciaguida nel Canto XVI del Paradiso di Dante. Qui sorge l’edificio ottocentesco che oggi ospita l’Hotel Bernini Palace. Le notizie più antiche sul palazzo risalgono al XIV secolo, quando l’edificio era di proprietà della nota famiglia Della Pera, antenati della storica famiglia Peruzzi, che subentrò ai Greci caduti in rovina: erano potentissimi finanzieri con colossali interessi in tutta Europa. Dal lato verso via dei Leoni/Piazza della Signoria, sulla parete dell’hotel, una lastra di marmo ricorda le fortune della famiglia ancora ricca e potente all'epoca di Dante: "Nel picciol cerchio s'entrava per porta che si nomava da quei della pera" (Paradiso, Canto XVI ). Sul fronte di via dei Leoni si può ancora individuare la successione degli archi ribassati del primo piano dell'antico palazzo quattrocentesco.

Da secoli il palazzo è votato all’ospitalità dei viandanti: nel XVII secolo era l’unico albergo di Firenze ad avere l’acqua corrente e un ricovero per gli animali. Già attorno alla metà dell'Ottocento il palazzo è ricordato come sede di un elegante hotel, noto come Albergo dello Scudo di Francia. Ma è nel periodo di Firenze Capitale del Regno d’Italia (1865-1871) che conosce il suo primo grande momento di splendore. Lo Scudo di Francia si trasforma nell’Hotel Columbia Parlamento, che grazie alla sua conveniente posizione veniva frequentato dai parlamentari della Camera, che si riunivano a Palazzo Vecchio, e dai senatori, che si riunivano a Palazzo Pitti. Alcuni parlamentari lo scelsero come residenza stabile, altri lo frequentavano specialmente all’ora dei pasti, quando si intrattenevano in lunghe discussioni informali, intessendo alleanze e stringendo accordi che hanno segnato i destini dei primi convulsi anni del Regno.

A questo periodo si devono gli ampliamenti e le trasformazioni che ne hanno determinato l'aspetto attuale: una misurata rivisitazione degli stilemi architettonici rinascimentali, a cui si contrapponevano gli interni di lusso, tra velluti e damaschi, all’altezza degli alti standard della ricca borghesia italiana ed europea. Per questi ospiti illustri venne curato un servizio di prim’ordine. Con il trasferimento della capitale a Roma l'albergo perse notorietà, fino agli anni ’80 del Novecento, quando vennero avviati importanti lavori di ristrutturazione. Un processo di recupero culminato nella riscoperta delle memorie ottocentesche del palazzo, che ha riconsegnato finalmente alla città un patrimonio storico e immobiliare di notevole valore.

Tra i tesori dell’Hotel Bernini Palace va annoverata la grande sala affrescata al primo piano con i ritratti dei protagonisti del Risorgimento. Era la Buvette del Parlamento, ed oggi è la prestigiosa Sala delle Colazioni dell’hotel. Lungo le pareti si possono ammirare i volti dei grandi personaggi dell’epoca: Garibaldi al centro, circondato dai tanti toscani, come Nero Corsini, ultimo ministro del Granduca di Toscana, Giuseppe Montanelli e Cosimo Ridolfi, Vincenzo Salvagnoli e Manfredo Fanti, ma anche dai piemontesi, Cavour e Brofferio, Balbo e Gioberti, Lamarmora e Valerio, con Giuseppe La Farina. Compare anche Daniele Manin, in un omaggio al protagonista della Repubblica di San Marco del 1849, mentre è assente Giuseppe Mazzini, troppo fedele agli ideali repubblicani per giurare fedeltà a Re e poter quindi mettere piede in Parlamento. Sempre al piano terreno, nel corso dell'intervento di restauro della fine degli anni ottanta, è stato riportato alla luce un loggiato cinquecentesco, che prima era quasi completamente nascosto alla vista. Altra scoperta, una serie di nicchie decorate con teste femminili acconciate con curiosi cappelli, in ricordo di un’antica mostra allestita nella hall dell’albergo nei primi anni del ‘900.

 

La storia: Firenze capitale

18 novembre 1864: una data che resterà per sempre impressa nella memoria storica dei fiorentini. Il Parlamento italiano approva una legge che trasferisce la capitale da Torino a Firenze. Un primato giunto inaspettatamente, e durato appena sei anni, fino al 1870. La città ne uscì radicalmente trasformata: parlamentari e alte cariche del Regno, funzionari dei vari ministeri con famiglie al seguito arrivarono in città, e Firenze si ritrovò all’improvviso proiettata sullo scacchiere internazionale.

La Camera trovò sede in Palazzo Vecchio, e il Senato nel teatro mediceo di Palazzo Pitti. Firenze attraversò un mutamento anche demografico: la città, che nel 1864 contava circa 114.000 abitanti si sarebbe trovata, nell’arco di un tempo brevissimo, a superare i 200.000. Per correre ai ripari, il comune affidò la realizzazione di un Piano di ampliamento urbanistico all'architetto Giuseppe Poggi.

La crescita portò a un inevitabile shock immobiliare: i prezzi delle abitazioni si gonfiarono a dismisura, vennero restaurate molte case in disuso e si edificarono nuove costruzioni. Cambiò la fisionomia di Firenze, che assunse l’aspetto odierno, ispirandosi alle grandi capitali europee, specialmente Parigi. Tra gli interventi più notevoli, la quasi completa demolizione delle antiche mura, che vennero abbattute per lasciare spazio ad ampi viali, modellati sullo stile, appunto, di quelli parigini.

I Camaldoli di San Lorenzo, quartieri antichi ma malsani e in fase di degrado, vennero abbattuti per fare posto al nuovo Mercato Centrale, realizzato in parte su modello delle Halles di Parigi su progetto di Giuseppe Mengoni, già prestigioso ideatore della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano.

Fiorirono eleganti boutique d'alta moda, caffè letterari e vivaci commerci, all’altezza delle ambizioni della nuova capitale.

Fu in definitiva un periodo di grandi entusiasmi e fermenti sociali, politici, ma anche culturali. Era nato solo nel 1859 il primo giornale cittadino, “La Nazione”, e i migliori pittori dell’epoca orbitavano attorno a Firenze: sono gli anni della scuola di Piagentina, un gruppo di artisti naturalisti – tra i quali Signorini, Lega, Abbati e Sernesi - dediti alla pittura dal vero nella campagna fiorentina, e della famosa Rotonda di Palmieri di Giovanni Fattori. Firenze, già tappa fondamentale del Grand Tour, era frequentata dai maggiori intellettuali, come George Eliot, o Dostoevskij, che proprio in quegli anni scrisse L’idiota, terminato nel 1869, all’ombra di Palazzo Pitti. Il 20 settembre 1870, con la Breccia di Porta Pia, finì l’idillio, e Firenze consegnò lo scettro a Roma.

Firenze cessò di essere la capitale del Regno d’Italia, e tornò ad incarnare semplicemente ciò che era sempre stata: una capitale dell’arte e della cultura

 

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