La “regia” di eventi e cocktail: uno sguardo dietro al bancone
Stile
Gestisce turni e acquisti, supervisiona i menu e gli appuntamenti, è il responsabile della qualità del settore Beverage del Bernini Palace: Franco Crepaldi è un tassello importante del 5 stelle fiorentino. Ecco cosa ci ha raccontato del suo lavoro.
Ricorda il suo primo giorno di lavoro al Bernini Palace?
Nel 2005 ha chiuso l’hotel in cui stavo lavorando, sempre a Firenze. Meno di 24 ore dopo, nel pomeriggio, ero già al Bernini, al bar, insieme ai miei nuovi colleghi, pronto a scoprire un nuovo ambiente. Quattro giorni dopo sono andato in vacanza - avevo delle ferie programmate da tempo - ma sono stato richiamato d’urgenza, perché avevano bisogno di un buon maître per coprire i turni. Sono quindi rientrato di corsa, e da allora l’hotel è la mia seconda casa.
Il suo ruolo come Beverage Manager consiste nel coordinarsi con diversi reparti dell’Hotel, qual è la sua giornata tipo?
Sto dietro il bancone, ma gestisco anche il magazzino con i fornitori, e tra le mie mansioni ci sono l’acquisto di prodotti e la scelta dei vini per arricchire la carta, oltre alla pianificazione dei turni di lavoro interni. Se ci sono eventi in programma aiuto la direzione a preparare i preventivi, stampare i menu e tradurli. Spesso lavoro da solo, anche da casa. In hotel la mia giornata inizia alle 15.30 al bar, poi passo al ristorante, alternandomi con un collega, e infine torno nel regno dei cocktail fino a fine turno.
Dopo 17 anni al Bernini Palace, qual è il ricordo a cui è più legato?
Il primo evento God Save The Wine, che si è tenuto nel 2006, con 300 – 350 ospiti. Ricordo la tensione, altissima, per una manifestazione ambiziosa e complessa, un festival itinerante che faceva tappa da noi. Tutto è andato benissimo, a tal punto che l’evento è diventato una tradizione che portiamo avanti ogni anno, migliorando ogni volta. È una grande soddisfazione umana e professionale riuscire, come squadra, a gestire un appuntamento come questo, sotto ogni punto di vista: gli acquisti, la ricerca del personale extra, i rapporti con le cantine, gli ospiti. E provo una sensazione simile ogni volta che ospitiamo cene di gala e matrimoni.
Sicuramente le capiterà di viaggiare: in queste occasioni, quando frequenta i bar e i ristoranti degli hotel, qual è la prima cosa che nota? A cosa consiglierebbe di prestare attenzione per capire se quello che viene offerto è un buon servizio?
Noto subito l’attitudine al contatto con il cliente: essere pagati non deve essere l’unica motivazione che porta ad impegnarsi ed interagire le persone. Chi lavora con autentica passione trasmette una sensazione diversa. Per deformazione professionale presto attenzione anche ai dettagli, la mise en place, i bicchieri. Mi accorgo se i camerieri vanno e vengono senza nulla in mano o se sono ben organizzati. E prendo nota delle buone idee: quando viaggio rubo con gli occhi. Il mio primo obiettivo è rilassarmi, naturalmente, ma non posso fare a meno di portare a casa con me qualche ispirazione per un buffet, un menu, una presentazione.
Secondo lei quale cocktail e piatto possono essere considerati il simbolo del Bernini Palace?
Il Gold Martini, che contiene tutto in un solo bicchiere: la semplicità di uno dei cocktail simbolo del Made in Italy e un tocco barocco, luminoso, che richiama l’estetica e l’atmosfera della Hall. Merito dell’oro edibile e della preparazione scrupolosa. In un mixing glass si versa il ghiaccio, poi un goccio di dry martini. Si mescola e si getta il dry Martini, che di fatto serve solo per conferire un aroma al ghiaccio. Poi si versa la vodka, si mescola, si versa in un bicchiere ben raffreddato e si decora con le foglie d’oro.